“Trema la notte”: quando la speranza vince sul dramma

“Trema la notte” è ambientato nelle due città dello Stretto di Messina, Reggio Calabria e Messina, devastate dal terremoto del 1908. Un evento come quello lascia tracce indelebili di lutti, di dolori, di sofferenze indicibili, di smarrimenti nella vita delle persone ad esso sopravvissute. 

Tracce ancora visibili nelle generazioni successive, ormai lontane da quel dramma, come fossero incastonate nel loro DNA. Ecco perché, quando una messinese, come Nadia Terranova, scrive di quella tragedia, va letta calandosi in un religioso silenzio, per riuscire a catturare quel pathos che sgorga dal profondo della sua anima, producendo forti emozioni. E ci si accorge che quelle parole, quelle frasi scritte, quelle storie raccontate dicono più di quanto possa apparire a una prima lettura. Le vicende personali dei due protagonisti, Nicola e Barbara, ti toccano dentro, anche perché accadono all’interno di un dramma collettivo immane, come quello prodotto da un terremoto fortemente devastante, che azzera ogni cosa ed apre nuovi e incerti orizzonti per una ripartenza, comunque non senza speranza. Un racconto che, pure nei suoi toni drammatici, riesce a essere fluido, accattivante e sempre interessante.

Il romanzo

“Trema la notte” ruota essenzialmente attorno a due personaggi. Nicola Fera, undicenne, membro di una famiglia benestante di Reggio Calabria, praticamente schiavo delle manie ossessive della madre che, per proteggerlo dalle tentazioni del demonio, lo costringe a dormire, ogni notte, legato su un catafalco in cantina. Ed è proprio da quella posizione che vive le fasi drammatiche distruttive del terremoto. Di quel terremoto che cancella in pochi secondi tutto il suo passato: la sua casa e la sua famiglia. Aprendo orizzonti ancora più inquietanti. Quelli di una solitudine da vivere, ancora ragazzo, in mezzo a uno scenario apocalittico, di distruzione, di morte e anche di violenze perpetrate da sopravvissuti senza scrupoli e, ahinoi, perfino da chi era lì per portare aiuto, soccorso e conforto. 

Ed è assistendo, impotente e pietrificato, alla violenza carnale che viene consumata, da un marinaio addetto ai soccorsi sulla torpediniera “Morgana”, ai danni di Barbara, l’altra protagonista del romanzo, che egli ammutolisce, a causa del forte shock subito. 

Nicola si trovava sulla nave, imbarcatosi a Reggio Calabria, per cercare rifugio a Messina, tenuto praticamente in ostaggio da quel marinaio che aveva usato quella violenza. Barbara vi sale, appena la nave tocca Messina, per cercare rifugio e scampo verso il continente. L’incontro tra i due protagonisti sulla nave è fortuito, fugace e fatale. Dopo l’accaduto i due ritornano sui loro passi, l’uno ritorna a Reggio e l’altra resta a Messina. 

Le due vite, segnate profondamente da quella efferata violenza, riprendono cammini separati. L’uno perdendo l’uso della parola e l’altra portandosi, addosso, la sozzura di quell’atto abominevole e, in grembo, il frutto di quella violenza subita. 

Barbara Ruello, chiamata in famiglia Rina, ha venti anni. Orfana di madre, vive col padre a Scaletta Zanclea, nella provincia di Messina, anche lei, in una sorta di schiavitù. Le sue aspirazioni, i suoi sogni, i suoi desideri sono, infatti, mortificati dal fare oppressivo di un padre padrone, che intende programmare la sua vita, senza lasciare spazio a iniziative personali. Questa era, troppo spesso, la condizione del mondo femminile diffusa a quell’epoca. Riesce a godere di sprazzi di libertà soltanto quando si reca a Messina a trovare la nonna, che porta il suo stesso nome ed è di larghe vedute. Ed è proprio a Messina che viene colta dal terribile terremoto. La sera prima era stata con la nonna al Teatro Vittorio Emanuele ad assistere all’AIDA. In quell’occasione aveva conosciuto anche un giovane universitario, che le aveva prospettato la possibilità di farle seguire delle lezioni all’Università di Messina. Per lei rappresentava un motivo di riscatto dalla prigione paterna, dalla quale intendeva liberarsene definitivamente. 

Tutto questo, però, dura il tempo di una notte, la mattina seguente tutto crolla intorno a lei, che sopravvive al terribile sisma. La nonna rimane uccisa sotto le macerie della sua casa. Sola, indifesa, frastornata vaga in mezzo a rovine, a morti, feriti e pericoli di vario genere, in cerca di una soluzione per una ripartenza, che esclude un ritorno a Scaletta Zanclea, dove il padre si è salvato dal terremoto. Non intende perdere quella libertà guadagnata a caro prezzo. Una soluzione voleva essere quella di raggiungere il continente, ma, come abbiamo visto, le è stata fatale con l’episodio di violenza sulla nave.

Nicola e Barbara incontrano, finalmente, l’uno a Reggio Calabria e l’altra a Messina, delle anime buone e generose con le quali riescono ad allacciare una sana amicizia, importante per le loro scelte di sopravvivenza. Trovano, col loro aiuto, alloggio, sostegno e conforto in istituti religiosi, che si riveleranno essenziali per assicurare loro un futuro dignitoso.

Anni dopo i due si ritroveranno di nuovo, per iniziativa di Nicola che sente forte il bisogno di ricevere il perdono da parte di Barbara, per non essere intervenuto in suo aiuto nell’episodio di violenza sulla nave.

Queste sono, in estrema sintesi, le vicende del romanzo, che Nadia Terranova rende ricche di fatti, di eventi, di tradizioni, di usi e costumi, riferiti a quell’epoca storica e, in particolare, alla tragedia del 1908. Questo grazie a un’accurata e laboriosa ricerca, da lei messa in atto, su documenti e testimonianze dell’epoca, per fornire al lettore un quadro autentico dei fatti, dei personaggi e delle storie raccontate.

L’autrice

Nadia Terranova è una scrittrice di successo, molto apprezzata sia in Italia sia all’estero. Ha al suo attivo diverse opere letterarie, che hanno ottenuto riconoscimenti significativi e importanti. Per “Trema la notte” ha ricevuto il premio Ravesi 2022 della Salina Doc Fest alla Casa del Cinema di Roma, il premio Elio Vittorini 2022, consegnatole a Ortigia (SR), e il premio letterario internazionale del mare Piero Ottone 2023, consegnatole a Capraia.  Per il suo primo romanzo “Gli anni al contrario”, uscito nel 2015, ha ottenuto il Bagutta opera prima, il Brancati e l’americano The Bridge Book Award. Con “Addio Fantasmi”, del 2018, è stata finalista al premio Strega 2019. Da quest’ultimo è stata ricavata una piece teatrale. Nel 2022 ha vinto il premio Andersen e il premio Strega ragazzi con il suo romanzo “Il segreto”, del 2020, destinato a ragazzi dai 9 ai 12 anni. Con l’ultimo suo romanzo “Quello che so di te” è stata finalista al premio Strega 2025. Ha collezionato premi anche con altre sue pubblicazioni e soddisfazioni, come quella di vedere le sue opere pubblicate in altre lingue. E’ il caso appunto di “Trema la notte”, pubblicato oltre che negli Stati Uniti, anche in Francia, nel 2024, col titolo “Tremble la nuit”, e in Polonia, sempre nel 2024 col titolo “I Zadrzala Noc”. Negli Stati Uniti è uscito anche, nel 2020, il suo “Farewell Ghosts” (Addio Fantasmi), tradotto sempre da Ann Goldstein ed edito da Seven Stories Press.

L’articolo “Trema la notte”: quando la speranza vince sul dramma proviene da IlNewyorkese.

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