Cambia la legge sui servizi consolari: più burocrazia, meno diritti per gli italiani nel mondo?

Alla Camera dei Deputati sono iniziate le audizioni sul disegno di legge n. 2369, destinato a rivoluzionare i servizi consolari per i cittadini italiani all’estero. Una riforma tecnica solo all’apparenza. Dietro la semplificazione promessa, si profila un cambiamento che potrebbe ridisegnare – e ostacolare – il rapporto tra l’Italia e la sua comunità globale, in particolare quella statunitense.

Il punto più delicato riguarda il riconoscimento della cittadinanza italiana per discendenza (iure sanguinis), un tema che tocca da vicino milioni di italiani all’estero e che, con le nuove norme, rischia di trasformarsi in un percorso a ostacoli.

Cosa cambia

Centralizzazione a Roma
La gestione delle domande di cittadinanza passerà dai consolati a un nuovo ufficio centrale presso il Ministero degli Esteri. Gli uffici consolari manterranno solo il compito di certificare il mantenimento della cittadinanza e di riconoscerla per i minori. Per tutti gli altri, la procedura sarà accentrata.

Addio digitale, ritorno alla posta cartacea
Le richieste dovranno essere inviate esclusivamente per posta. Niente PEC, niente upload digitali, niente portali online. La documentazione dovrà essere cartacea, in originale, e la spedizione a carico dell’utente. Saranno previsti operatori privati (a pagamento) per digitalizzare e archiviare i documenti, ma senza un’infrastruttura pubblica garantita.

48 mesi di attesa
Il termine massimo per una risposta sale da 24 a 48 mesi, ovvero 4 anni. Un tempo che inizia a decorrere dall’invio della domanda, ma che nella pratica potrebbe estendersi anche oltre, considerato l’alto numero di richieste pendenti.

Numero chiuso
Per due anni, il nuovo ufficio potrà accettare solo un numero massimo di domande pari a quelle gestite l’anno precedente dai consolati. Anche i consolati, nel frattempo, non potranno ricevere nuove richieste oltre una soglia prestabilita. È l’introduzione, di fatto, di un tetto annuale alle cittadinanze riconoscibili.

Le conseguenze

Un freno per la comunità italiana all’estero
Negli Stati Uniti, dove il legame con l’Italia resta forte e intergenerazionale, migliaia di persone vedranno allontanarsi la possibilità di ottenere la cittadinanza. Famiglie che coltivano le radici italiane, giovani che sognano un futuro tra i due Paesi, imprenditori e studenti: tutti si troveranno davanti a una macchina burocratica rallentata e centralizzata.

Una digitalizzazione negata
In un’epoca di interoperabilità e servizi pubblici online, scegliere la via della posta cartacea appare anacronistico e penalizzante. Si torna indietro di decenni, rinunciando a tracciabilità, rapidità e accessibilità.

Un legame a rischio
Il rischio più profondo è simbolico: questa legge potrebbe trasformare la cittadinanza in un privilegio riservato a pochi, anziché in un diritto accessibile a chiunque abbia un legame riconosciuto con l’Italia. In un mondo in cui le identità sono fluide e i legami transnazionali contano sempre di più, l’Italia sceglie di chiudersi.

Rischi per i nipoti dei nuovi immigrati

Con la contemporanea modifica dei criteri iure sanguinis, i nipoti dei nuovi immigrati rischiano l’esclusione totale:

La riforma limita la cittadinanza per discendenza solo a chi ha un genitore nato in Italia con almeno due anni di residenza, escludendo i discendenti di bisnonni immigrati o dei primi arrivi nel nuovo millennio

Una scelta politica, non solo tecnica

Ufficialmente, la riforma nasce con l’intento di migliorare l’efficienza e ridurre i tempi. Ma i numeri raccontano un’altra storia. Potenzialmente, milioni di persone nel mondo hanno diritto a chiedere la cittadinanza italiana. L’attuale sistema consolare è già al limite. Questa riforma non lo semplifica: lo sostituisce con un filtro.

Il diritto alla cittadinanza rischia così di diventare una lotteria burocratica, affidata alla capienza di un unico ufficio a Roma e ai ritmi postali. Una contraddizione che mette in discussione il ruolo dell’Italia come Paese di cultura, identità e apertura.

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