Elon Musk ha chiesto scusa a Donald Trump

C’è un nuovo capitolo nella crisi tra Elon Musk, l’uomo più ricco del pianeta e proprietario, tra le altre, delle aziende Space X e Tesla, e Donald Trump, Presidente degli Stati Uniti d’America. Dopo settimane di tensioni alimentate da dichiarazioni pubbliche, accuse personali e minacce reciproche, Musk ha scelto di fare un passo indietro. In un messaggio pubblicato su X — la piattaforma social che ha acquistato nel 2022 — l’imprenditore ha espresso rammarico per i toni usati nei confronti del presidente: «Mi pento di alcuni miei post sul presidente. Sono andato troppo oltre». Il gesto sembra parte di una strategia per contenere i danni, sia in termini di immagine che di influenza.

Il rapporto tra Musk e Trump è stato per anni oggetto di attenzione, oscillando tra la collaborazione e l’ostilità. Musk era stato uno degli interlocutori più ascoltati durante la prima amministrazione Trump, soprattutto sui temi dell’innovazione tecnologica e dell’energia, e questo nonostante la storica avversità del comparto conservatore americano nei confronti delle auto elettriche, core business dell’impero di Musk grazie a Tesla. Successivamente, con il ritorno del tycoon alla Casa Bianca, il rapporto tra Musk e Trump sembrava essersi sugellato definitivamente con la nomina del primo a capo del DOGE, il dipartimento che si sarebbe dovuto occupare di tagliare le spese amministrative. Ma la collaborazione si è incrinata rapidamente: le misure promosse da Musk, con estesi licenziamenti finiti al centro di diverse cause legali, non sono piaciute al presidente e, nel frattempo, avevano cominciato a pesare negativamente sui conti delle sue aziende. L’esperienza al DOGE si è chiusa con le dimissioni di Musk e un evidente raffreddamento dei rapporti.

E questo fino a qualche giorno fa, quando Musk, che da tempo promuove una visione libertaria dello Stato, ha duramente criticato la nuova legge finanziaria approvata da Trump, il Big Beautiful Bill che, in sostanza, vanifica tutti i tagli effettuati dal DOGE, definendola «un abominio». L’attacco più grave è però arrivato con l’insinuazione che il presidente stia nascondendo legami con Jeffrey Epstein, il finanziere al centro di un vasto scandalo di abusi su minori.

La tensione è poi salita quando Musk ha ventilato l’ipotesi di creare un nuovo partito centrista, l’“American Party”, coinvolgendo direttamente i suoi follower in un sondaggio online. La mossa ha infastidito l’entourage di Trump, che ha risposto con durezza. Il presidente avrebbe rifiutato una prima telefonata di chiarimento da parte del fondatore di SpaceX e Tesla, e le frasi riportate al New York Post — «Credo stia molto male» — hanno lasciato intendere una frattura difficilmente sanabile. Secondo il New York Times, la svolta è arrivata solo dopo l’intervento di figure chiave dell’amministrazione, come Susie Wiles e il vicepresidente J.D. Vance, notoriamente vicino all’ambiente tech.

Il gesto di scuse pubbliche fa parte della consolidata tradizione americana di negoziazione tra poteri forti: una dinamica risalente all’epoca dei grandi magnati industriali del Novecento. Ma se una tregua è stata formalmente raggiunta — e riconosciuta dalla portavoce della Casa Bianca — non è detto che questo basti a ricostruire il rapporto. Le divergenze restano profonde, e sia Musk che Trump sono consapevoli del costo politico ed economico di uno scontro prolungato. Per ora, si limita il danno. Ma la diffidenza reciproca, anche per due figure abituate a fare concessioni solo quando necessarie, resta alta.

L’articolo Elon Musk ha chiesto scusa a Donald Trump proviene da IlNewyorkese.

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