Da oggi, mercoledì 7 maggio, chi vola all’interno degli Stati Uniti dovrà mostrare una Real ID, un nuovo tipo di documento che rispetta gli standard federali introdotti dopo l’11 settembre 2001 per aumentare la sicurezza nei trasporti. La misura riguarda anche l’accesso agli edifici federali e alle strutture con particolari controlli di sicurezza, come le basi militari. Nonostante sia stata approvata dal Congresso quasi vent’anni fa, la sua applicazione è stata rinviata più volte, anche per via della pandemia.
Per chi vive fuori dagli Stati Uniti, l’obbligo potrebbe sembrare una formalità. Ma in un paese dove non esiste un vero documento d’identità nazionale, si tratta di un cambiamento importante. Fino a oggi, ogni stato ha sempre emesso i propri documenti, spesso facoltativi. La patente di guida resta la forma di identificazione più diffusa, ma anche quella varia da stato a stato. In molti casi, bastava una Social Security card — senza foto — per svolgere gran parte delle attività quotidiane, comprese in alcuni casi le votazioni.
Con l’entrata in vigore dell’obbligo, si sono già formate lunghe code negli uffici che rilasciano la Real ID, in particolare nei dipartimenti della motorizzazione. La TSA, l’agenzia federale che si occupa della sicurezza nei trasporti, ha avvisato che nei prossimi giorni si prevedono disagi negli aeroporti. Anche se il processo è stato descritto come “graduale”, non è chiaro cosa succederà a chi si presenterà senza una Real ID, un passaporto o un altro documento valido. Le autorità, per ora, decideranno caso per caso.
Il documento Real ID può essere anche una patente, a patto che venga emessa secondo i nuovi standard federali. Tra gli elementi comuni ci sono caratteristiche di sicurezza avanzate e una stella dorata in alto a destra. Ogni stato continuerà a emettere i propri documenti, ma tutti dovranno rispondere a requisiti condivisi. La misura permetterà anche la creazione di un database federale, una novità rilevante in un paese storicamente cauto nell’accentramento dei dati personali.
Negli uffici di diversi stati, da Oregon e Illinois fino alla Florida e all’Alabama, la richiesta è stata talmente alta da bloccare le prenotazioni. Per ottenere il documento servono diversi incartamenti: la carta di previdenza sociale, prove di residenza come bollette e certificati di nascita. Le procedure si sono rivelate particolarmente complesse per chi ha cambiato nome, come le donne sposate, che devono presentare certificati originali spesso difficili da reperire.
L’introduzione della Real ID si lega anche al momento storico che stanno vivendo gli Stati Uniti, dove si discute molto del diritto di voto e dell’accesso ai documenti d’identità. La misura, almeno per ora, non è legata alle elezioni. Ma il tema resta politicamente delicato: da un lato i Repubblicani chiedono documenti più stringenti per votare, sostenendo il rischio di frodi; dall’altro i Democratici temono che simili misure finiscano per escludere dal voto chi già fatica ad accedere ai servizi essenziali.
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